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LE PIETON
26 décembre 2016

FABLES GROTESQUES

(16:07 13/05/2011...11:53 20/12/2016)

¤¤¤ 5 ¤¤¤ Fatti di colui che voleva essere un tronco.

1002a

 

Appena uscito senza ulteriori grossi problemi, ma ancora vivente, dalla trattorietta toscana/pizza al trancio sita in Corso Como (che è brevissimo...abbiate pazienza, se ve lo dico...che lo conosco bene... ci ho abitato... solo di ridicolissimi 300/400 metri, segato nel suo passato slancio urbanistico dalla Stazione Treno-Metro' Porta Garibaldi, che gli ci taglio' i coglioni -alla moderna- e le zampe e la gola, e lo rese larga viuzza, corta e CHIC), il noto Arnaldo Peleggrini fu Giuseppe, pantegano di Tradate e trinciatore di sigari quando gli capitava, (ma anche scassinatore&rapinatore di Uffici Postali, nei sui tempi morti...), pur avendo un pesante coltello da cucina conficcato sul gobbo, sorse un tronchesino dalle capaci tasche interne del suo giaccone e si mise a ripulirsi le unghie con cura, ritto più bene che male (...e l'inverso pure...) sul marciapiede, perché questo gli facilitava la riflessione. Il pensare e ripensare e pensare ancora. E ne aveva bisogno... Si trovava sotto un lampione di villica illuminazione...

Ma i lampioni urbani (scarsi, per la buona reputazione d'una metropoli quale Milano...), le luminarie delle luci cittadine, poco gli consentivano, con il loro magro chiarore, di dedicarsi agevolmente a questa semplice operazione, ch'era più filosofica che igienica. E non si scordi la nebbia densa o lo smog, LO SMOG che perdura nella notte buia milanese pure in pieno agosto (quel che non è proprio vero, ma che fa un bel effetto...). Come rimettersi in sesto il morale? Il morale è di ferro ma anche di ghisa: dopo la rabbia e la violenza e la vasta sanguinolesca azione egli aveva proprio bisogno di ritrovarsi, fissare l'asse del suo andare, sentirsi calmo e ben motivato nelle sue prossime motivazioni. Doveva decidere, nel suo scarso marxismo, se prendere verso Corso Garibaldi o, all'inverso, "scappare" cautamente in direzione della Stazione Porta Garibaldi (FFSS, Metro). O se non dovesse piuttosto recarsi docilmente in Via Paolo Sarpi, presso la sua vecchia mamma, che poteva apportargli ogni sorta di conforto materiale e immateriale. Sopratutto della comprensione. Certo. Certo che certi momenti dell'esistere non sono facili e troppo agri e duri da sostenere.

(Ma, procediamo, senza troppi inciampi...)

Avrebbe ben con piacere ingozzato un paio di bicchieri di lambrusco per far mandar giù, a spinta, la grossa trancia di pizza ingurgitata che gli stazionava nel perimetro dello stomaco, incollata caparbia su una parete digestiva qualsiasi del sacco gastrico-ulcerico, e la lama del coltellaccio, pur se mal non gli faceva, sul dosso gli pesava. Momento complesso, dunque.... Ma non temeva l'arrivo della Polizia, sirene urlanti ed Alice senza meraviglia, né altre -ulteriori- complicazioni. (Aveva ucciso tutti, nessuno escluso, nessuno ci restava per chiamare la Questura o i CC, dunque: niente rischio poliziesco, per il momento...). L'ora era ben tarda ed i marciapiedi quasi vuoti, qualche passante correva via culo stretto e fretta nelle gambe, per filare a letto o verso qualche incontro notturno vizioso, rare erano le automobili a quattro ruote motrici e le motorette, ma passo' un gruppetto di quattro ciclisti vocianti, parlando tra loro e pedalando come pazzi. Gesticolanti. Il Giro d'Italia era finito da poco e aveva lasciato un sacco di esaltati pedalatori in circolazione, dall'alba alle ventitré. La notte era piena, incinta nel suo pieno, come si dice, nel pieno della notte, pur se la notte non era ancora notte fonda. La notte era piena. Comunque. Il pantegano andava su e giù meditando acerbamente, ma con calma.

La filosofia non è cosa da tutti. Solo quelli che son ben preparati, che han fatto la guerra (persa...) o la Resistenza partigiana in alto nei boschi montani, sanno prendere pel culo tranquillamente le cose, guardandole freddamente in faccia, nel saper guardarle dritte nel muso, girarle e rigirarle, per mostrare la loro impotenza, per sviscerarle. Solo i deboli d'emozioni son forti. Ma, anche i forti hanno i loro vizi di funzionamento...

L'Arnaldo guardo' un momento il sangue che gli sgocciolava lungo il dorso, che scendeva (chissà perché) lungo la zampa sinistra ed il pantalone , sullo stivaletto e fino a terra. Come mai sulla parte sinistra del suo corpazzo, poiché il coltellaccio -fino a prova del contrario- era ben infisso piuttosto, dietro, verso la spalla di destra, il che - se gli aveva sbrindellato un polmone- almeno gli aveva risparmiato il cuore, meccanismo indispensabile? Misteri dell'idraulica sanguinolenta... Per osservare agevolmente questo fenomeno che non è -lo si noti- di tutti i giorni, aveva egli divaricato le gambe e s'era un poco inclinato, per seguire il flusso artistico del suo proprio sangue che gli sgocciolava da dietro ma arrivava pure sul davanti. Ogni sorta di meditazioni trascendentali pareva eccitarlo a questo proposito. "Cazzo di budda... sangue di budda..."

Ché il fatto è curioso, se mai ne aveste o (ne) abbiate goduto personalmente il frutto. Ché, questo dolce e tranquillo pisciarsi e fuoruscire del vostro sangue stesso, che stilla a gocce in fila indiana, che voi osservate vagamente stupiti, trovando che: "Non pensavo mai d'avere tutto questo tanto sangue dentro di me, minchia!", se è un fatto naturalissimo dopo una squarciatura per arma bianca del vostro corpo, nondimeno non puo' che lasciarvi perplessi. L'Arnaldo Peleggrini scateno', docilmente, qualche demone dell'analogia. "Per divertirsi", vizio comune (...)

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